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Psicoanalisi e adolescenza

Alberto Giuseppini "Sandro Gindro interroga Papageno"

Alberto Giuseppini "Sandro Gindro interroga Papageno"

La psicoanalisi ha da sempre avuto un forte interesse per il soggetto adolescente, fin quasi a costituire il concetto che la nostra cultura gli dedica: un individuo non più bambino e non ancora adulto, un soggetto in divenire, non ancora realizzato, decentrato da se stesso. La cultura corrente lo considera “l’adulto di domani”, negandogli la dignità dell’oggi.
Sandro Gindro ha dato una descrizione dell’adolescenza in parte diversa dalla vulgata psicoanalitica. L’adolescente è, riguardo al funzionamento psichico, a tutti gli effetti un adulto, con tutti i difetti e tutte le virtù del funzionamento adulto, ciò che lo differenzia dal soggetto bambino che usa processi mentali, linguaggi e logiche diverse. Ma in una cosa egli differisce dall’adulto: non ha ancora ricevuto dalla società il riconoscimento di uno statuto di piena autodeterminazione. Centrale in questo scenario il diritto socialmente acquisito di potersi innamorare e fare l’amore, purché ciò accada in forme “governate”. E’ portatore di corpo – e questo corpo deve agire fuori dalla famiglia – ma sotto tutela dei familiari.

Le caratteristiche di quest’epoca della vita, sono rese ancor più macroscopiche ed estreme dai cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni all’interno della società, della famiglia, dei ruoli genitoriali così radicalmente messi in crisi e in trasformazione. L’adolescente è imitato e invidiato dagli adulti (che si “travestono” da adolescenti) e contemporaneamente stigmatizzato come colui che nega le regole della civile convivenza (lo straniero interno). Queste caratteristiche ne fanno il soggetto che più di ogni altro ci segnala con evidenza – e nelle forme spesso estreme tipiche di questa età – una realtà spesso strisciante di disagio della modernità.

L’interesse che noi abbiamo dedicato all’adolescenza si è concretizzato in una triplice prospettiva: la clinica psicoanalitica, la ricerca psico-sociale, il dibattito culturale. L’integrazione di questi tre “sguardi” ne ha permesso una visione articolata e approfondita.

La psicoterapia psicoanalitica dell’adolescente ha delle caratteristiche specifiche che si manifestano in un attenta prassi di impostazione del “contratto terapeutico”, che la preservi dalle ingerenze dei familiari (committenti), ma che offra loro una sponda di accoglienza; una precisa visione metapsicologica dell’universo esistenziale tipico dell’adolescente; una profonda attenzione ai linguaggi e alla “cultura” che lo caratterizza (mass media elettronici); una plasticità di relazione e modificazione del setting.

Riguardo alla ricerca sociale l’interesse – con l’impegno dell’IPRS – si è rivolto alle aree di criticità tipiche della società contemporanea (forme specifiche di disagio in adolescenza, dispersione scolastica, nuove droghe, ruoli educativi nella scuola, razzismo nella scuola, giovani migranti, minori non accompagnati, giustizia minorile, giovani mussulmani) attraverso azioni di ricerca a livello nazionale su commissione della Comunità Europea e dei vari Ministeri.

L’organizzazione di convegni sull’adolescenza e la conseguente pubblicazione di libri ha raccolto varie voci dell’area psicoanalitica e non solo, allo scopo di favorire il dibattito culturale sul mondo adolescenziale. Il tema è stato aperto con la pubblicazione di “L’adolescenza. Gli anni difficili” (A. Guida 1993), per poi sviluppare una linea di continuità con “Adolescenza liquida. Nuove identità e nuove forme di cura” (Edup 2008) e “Il complesso del piccolo Hans. Nuove costellazioni edipiche?” (Edup 2010).