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Introduzione

Il nome “Psicoanalisi Contro” apparve per la prima volta il 4 aprile del 1976 sulle pagine di un quotidiano gauchista dell’epoca: Il quotidiano dei lavoratori. Era il periodo in cui gli studenti, le femministe e, più in generale, quella variegata galassia di gruppi giovanili contestatori chiamata il “movimento”, stava riscoprendo, come si diceva allora, il “privato”, cioè l’insieme di temi e problemi più concernenti l’esperienza umana ed esistenziale che quella politica e civile.

In questo clima, la psicoanalisi era diventata “di moda”: dal lacanismo appena importato in Italia, alla psicoanalisi femminista, alla riscoperta del pensiero psicoanalitico in chiave antistituzionale, mentre le stesse società psicoanalitiche “tradizionali” erano attraversate da divisioni e fermenti di ogni tipo.

“Venticinque anni fa dissi chiaro e tondo che Psicoanalisi Contro non è contro la psicoanalisi, ma vuole essere un modo di usare la psicoanalisi contro tutto quello che tende a ripetere le eterne patologie che affliggono questo nostro vecchio mondo. Psicoanalisi contro la cultura della morte, psicoanalisi contro la stupidità del politicamente corretto in ogni campo: dalla scienza alla politica, dalla cultura all’arte. La psicoanalisi di cui ci occuperemo è una visione del mondo, forse la sola visione legittima che si può averne, perché la consapevolezza di quello che siamo è l’unico punto di partenza possibile per un corretto rapporto con gli altri.

La terapia psicoanalitica, nonostante le crisi ricorrenti e i diversi metodi applicati, resta oggi più che mai, la sola forma di cura che rispetta fino in fondo il paziente e questo è il presupposto indispensabile di ogni intervento terapeutico di una scienza che voglia rispettare la vita e la dignità dell’uomo.”

(Sandro Gindro, www.sandrogindro.it, home page, 2001)